2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
A me piacerebbe tanto scrivere a tempo pieno, vale a dire tutti i giorni per diverse ore, ma dato che non è possibile perché ci sono anche gli impegni di lavoro e di famiglia, mi sono data una regola. Scrivo nella mattina della mia giornata libera. Ogni lunedì mi dedico, per un paio d'ore, alla mia più grande passione e guai a chi mi tocca questo appuntamento settimanale! Mi è necessario per darmi la carica per tutta la settimana. Se mi vengono delle idee, le appunto sul mio quaderno e pregusto il momento del lunedì, quando le trasformerò in parole, in vita. Naturalmente, d'estate, è tutta un'altra storia. Avendo due mesi di ferie, riesco a scrivere quasi tutti i giorni, approfittando di quando i miei figli dormono o sono fuori, perché, di certo, per scrivere ho bisogno di qualcosa di molto prezioso: il silenzio.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio primo amore è stato Andrea De Carlo, che è stato un punto di riferimento importante per me quando ho iniziato a scrivere, da ragazza. Ho amato i suoi personaggi artisti, le sue storie introspettive, la poesia e l'originalità del suo stile. Il romanzo "Due di due" è stato il più bello che abbia mai letto. In seguito mi sono appassionata anche ai romanzi di Ammaniti, per la loro capacità di indagare le contraddizioni dell'adolescenza con un linguaggio schietto e profondo nello stesso tempo. Mi piace la Mazzantini con la sua incredibile sensibilità e adoro D'Avenia per l'amore per i sogni che riesce a trasmettere e per il linguaggio giovane e fresco che utilizza.
4. Perché è nata la sua opera?
"Fabiola, la principessa delle fiabe" è nata soprattutto perché sentivo il bisogno di trasmettere, attraverso le vicende di Fabiola, l'amore profondo che provo per le storie, per i libri, l'importanza che attribuisco nella vita alla fantasia, alla magia che ci circonda e che è nascosta nel nostro animo. Volevo far capire a chiunque leggerà il mio romanzo che chi non si ferma all'apparenza delle cose, chi va oltre, chi crede ai sogni, alla poesia, ha sempre una marcia in più, proprio come la mia piccola protagonista.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito abbastanza perché mio padre era un artista prima di diventare un impiegato di banca, agricoltore nel tempo libero, e mia madre una maestra speciale. Con il loro esempio, le fiabe che mi raccontavano da bambina, i viaggi che mi facevano fare, mi hanno trasmesso l'amore per le storie, per l'arte, per la natura. Mia madre, in particolare, mi ha trasmesso l'amore per lo studio e la serietà dell'impegno.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me, scrivere è poter vivere qualcosa che, nella vita reale, non è realizzabile proprio nella stessa maniera; vivere altre vite, vivere i miei desideri più profondi. È un'ottima chance! Nel caso di "Fabiola", non mi sembrava vero ritornare bambina e rivivere avventure che in parte ho già vissuto e viverne di nuove. Comunque, la mia non è mai solo un'evasione dalla realtà perché sono sempre mossa dal desiderio di aiutare i lettori a riflettere sulla realtà che li circonda, su se stessi e sui loro rapporti con gli altri. Mi piace pensare di dare un piccolo contributo nelle loro vite, così come lo hanno dato e lo danno a me gli altri scrittori.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sembrerà strano, ma, pur non avendo uno sfondo autobiografico, nel mio romanzo, c'è tanto di me. Io non sono Fabiola, né ho vissuto un'esperienza come la sua, eppure, in Fabiola, c'è la mia stessa fantasia, la stessa voglia di giocare, esplorare posti nuovi e sognare, la stessa ribellione alle ingiustizie che mi ha sempre caratterizzato fin da bambina. Io, però, ero più timida e meno impertinente. Anche negli altri personaggi c'è molto o qualcosa di persone che ho incontrato nella mia vita, il resto l'ha fatto la mia fantasia, per cui nessuno di loro è mai realmente vissuto fuori dalla mia storia. Anche le situazioni prendono spunto da situazioni da me vissute o lette, ma, naturalmente, del tutto trasformate.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Io ho il difetto di non farmi aiutare da nessuno quando realizzo qualcosa di mio. Preferisco contare solo sulle mie forze e confrontarmi solo quando tutto è già fatto.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia figlia. È stata un'emozione unica perché non mi aspettavo che lo divorasse con tanto entusiasmo. Constatare che la mia storia piacesse a qualcun altro, per di più una persona con cui ho un legame unico e speciale, come mia figlia, è stato qualcosa di indescrivibile. Mi ha reso orgogliosa del mio lavoro e pronta ad affrontare gli altri lettori.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Spero proprio di no. Il libro, quello vero, quello che profuma di carta, quello che si tasta tra le dita, quello che diventa una parte di te da conservare per sempre nella tua libreria, non potrà mai essere sostituito dall'e-book.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io preferisco che sia la mia voce, anche interiore, a guidare la mia lettura, ma non escludo che questo possa essere uno strumento utile, specie con i ragazzi, per affiancare, senza sostituire, il libro tradizionale.